Amedeo Augero
(1799 - 1885)
Mi presento: sono Amedeo Augero, pittore, nato a Verolengo il 2 agosto 1799. In questo momento siete di fronte alla riproduzione fotografica del mio ritratto, realizzato da mio nipote Francesco, anch'egli valentissimo pittore e, soprattutto, state osservando molti dipinti di mia mano presenti in questa mostra. Motivo per cui desidero fornirvi qualche informazione sulla mia vita, la mia formazione artistica, le mie opere e le committenze.
Nasco in una famiglia di artisti, il cui capostipite fu Antonio Augero, mio padre, nato nel 1764, che svolgeva la propria attività di indoratore di oro fino a Verolengo. La nostra famiglia annovera due generazioni di artisti, tutti attivi nell'800: pittori, scultori e indoratori. Io appartengo alla prima generazione con i miei fratelli Margherita Eligia, Gaspare (nato nel 1807) e Delfina Paola. Io e Gaspare abbiamo preso le redini della bottega paterna, ampliandone l'attività con la pittura, la scultura in legno e in gesso e con l'ebanisteria. Sarà mio fratello Gaspare a dar vita alla seconda generazione di artisti Augero: avrà otto figli dei quali due si affermeranno come talentuosi maestri nella scultura e indoratura ed uno, mio nipote Francesco, eccellerà nella pittura.
Vi descriverò quindi, per brevi cenni, le fasi del mio percorso verso il successo e l'ingresso in ambienti culturali e mondani prestigiosi. I primi passi della mia formazione artistica incominciano all'Accademia delle Belle Arti di Torino. Tra il 1833 e il 1838 mi trasferisco a Roma per un soggiorno formativo in cui mi dedico a studiare e replicare dipinti di Raffaello e Giulio Romano che espongo nel mio studio romano. Ritorno in Piemonte e trovo Torino in preda al colera asiatico. La città delibera di erigere una colonna alla Vergine Consolata sul piazzale per invocare la fine della pestilenza. Questo ordinamento di voto viene consegnato dai sindaci all'Arcivescovo della città. Ero presente a quell'evento e decido di rappresentarlo nel 1838 in un grande dipinto che dono al Municipio di Torino nel 1861. Il dipinto si trova attualmente nella Sala Rossa del Palazzo di Città.
Il mio nome si fa conoscere in Piemonte, la mia fama cresce e il mio studio a Torino, situato nella piazza che ora porta il nome di Piazza Vittorio Veneto, è frequentato da personaggi e artisti di rilievo, come Silvio Pellico e l'affascinante attrice Carlotta Marchionni che per prima interpretò la "Francesca da Rimini" di Pellico. Accanto all'attività cittadina in Torino, ho però sempre mantenuto lo studio anche a Verolengo, nella Casa Augero, situata all'angolo dell'attuale Piazza IV Novembre, dove ho lavorato insieme a mio fratello Gaspare, scultore e indoratore, e ai miei nipoti: Francesco, pittore; Angelo e Amedeo Lorenzo detto Amedeo "il Cit", scultori, ebanisti e doratori.
Nel 1842 sono stato scelto tra gli artisti che partecipano alla prima Mostra della Società Promotrice delle Belle Arti, istituita da Carlo Alberto allo scopo di diffondere in Torino la conoscenza di opere e artisti del momento, con mostre annuali. Per cinque anni, dal 1843 al 1848, vi ho esposto molte opere di soggetto sacro e storico. Ormai sono ben inserito nell'ambiente artistico torinese che conta e dal 1831 al 1848 concorro a formare, insieme ai grandi nomi Massimo D'Azeglio, Francesco Gonin, Pietro Ayres, Francesco Hayez e altri artisti moderni di fama nazionale, la "Regia Galleria", istituita da Carlo Alberto raccogliendo le opere dei maggiori pittori italiani e stranieri, con particolare attenzione alla pittura di soggetto storico che celebri i momenti più gloriosi della dinastia sabauda.
E proprio in questo periodo, quando nel 1840 Carlo Alberto decide un nuovo allestimento per la Galleria del Daniel per riportarla alla sua funzione di quadreria, ricevo la commissione di quattro ritratti di piemontesi illustri. E ancora, sempre a Palazzo Reale, nel "Piccolo appartamento del Re" potete vedere "Il matrimonio di Emanuele Filiberto di Savoia con Margherita di Valois", che ho eseguito nel 1843 e già esposto lo stesso anno nella mostra organizzata dalla Società Promotrice delle Belle Arti.
Da questo momento in poi però il mio legame con la pittura tematica e storica si allenta e negli anni seguenti mi sono dedicato alla pittura di soggetto religioso e biblico, e a numerosi lavori per le chiese piemontesi, di cui citerò solo alcune opere: a Torino, l'affresco della volta del battistero della chiesa di San Filippo Neri; a Crescentino nel 1858 un quadro raffigurante la Madonna del Carmine, in collaborazione con Francesco e poi a Novello, in provincia di Cuneo, gli affreschi delle pareti e della volta nella chiesa parrocchiale, e infine gli affreschi delle volte della Cappella della Santissima Annunziata della Certosa Reale di Collegno.
Accanto alle prestigiose esposizioni, le frequentazioni eccellenti, le committenze alte, le opere per Palazzo Reale e quant'altro, la mia affezione per il mio territorio d'elezione è confermata dalla grande produzione di opere per Verolengo. È nelle chiese di Verolengo infatti che si concentra il maggior numero di affreschi e tele prodotte, alcuni dei quali ho realizzato con Francesco per la parte pittorica, con mio fratello Gaspare e i figli Angelo e Amedeo "il Cit", per la scultura e la doratura.
Il Santuario detto "della Madonnina", accoglie al suo interno, sulle pareti di destra e sinistra, due grandi affreschi. Realizzati tra il 1848 e il 1852 da me con l'aiuto di mio nipote Francesco, all'epoca ventenne e già molto esperto: "L'assunzione di Maria al Cielo", nella parete di destra, e di fronte, "La presentazione di Gesù al tempio". Sulla cupola del presbiterio, "L'incoronazione della Beata Vergine" nel 1852, e sui peducci, quattro profeti. Nel 1859 vengono innalzate sui basamenti con l'aiuto dell'intera bottega le imponenti statue di San Giovanni Battista, Mosè, San Giuseppe e Sant'Anna inserite nelle nicchie dell'aula. Normalmente conservate nella sacrestia, ed ora esposte qui in mostra, potete osservare tre tele: "Volto di Maria", "Volto di Gesù" e "Ritratto di Giuseppe Roggero", benefattore del santuario.
Il luogo dove sono maggiormente concentrate le opere pittoriche realizzate da me e da Francesco è sicuramente la chiesa parrocchiale di Verolengo, senza contare i lavori di cartapesta, scultura lignea delle cornici e doratura, opera della bottega. La pala d'altare, a mia firma, raffigura San Giovanni Battista, patrono della parrocchia, che battezza Gesù. Ai lati del coro, guardando a destra trovate San Nicola di Bari, dipinto a mie mani con un ricco mantello vescovile. A sinistra potete osservare una tela raffigurante Santa Caterina e Sant'Orsola. Nella navata di destra, si trova la pala raffigurante San Sebastiano, con San Rocco, al quale ho dato il mio volto, e San Defendente. Scendendo nella navata, "Sant'Isidoro", protettore dei contadini, dei campi e dei raccolti. Poco più avanti, troverete la pala d'altare "Transito di San Giuseppe". Sui muri perimetrali della chiesa sono posti i quattordici quadri della Via Crucis, dipinti di mia mano.
Posso affermare che nella chiesa della Confraternita della Santissima Trinità, la pala dell'altare maggiore è forse l'opera più monumentale della nostra bottega. La tela rappresenta la Trinità circondata da angeli, con il Padre e il Figlio che sostengono al centro la croce. Ho realizzato il dipinto nel 1854: la mia firma è ai piedi della croce. Attorno alla tela potrete vedere una monumentale cornice.
La pala d'altare "San Grato e San Defendente" della chiesa parrocchiale di Casabianca, frazione di Verolengo, è firmata di mia mano e datata 1838. Sul piviale indossato da san Grato si notano due ritratti, uno dei quali, in basso a sinistra, è il mio autoritratto.
Nel 1860, dopo essermi presentato alle elezioni amministrative a Verolengo, sono stato eletto consigliere comunale, dimostrando negli anni del mio mandato sensibilità ai problemi che affliggevano il paese in quegli anni. Nonostante una lunga e pesante malattia, ho continuato la mia attività lavorativa realizzando per il salone consiliare del Comune, che ospita la mostra, la decorazione della volta, arricchita da un riquadro allegorico centrale. La comunità verolenghese durante gli anni della mia vita si è dimostrata riconoscente e orgogliosa di aver dato i natali ad un artista prolifico e fecondo, reso celebre dalle sue opere e ad essa sono infinitamente grato.