Francesco Augero
(1829 - 1882)
Sono Francesco Augero, figlio di Gaspare, cresciuto all'ombra dello zio Amedeo, pittore che tanto ammiravo, di cui sono diventato allievo e in seguito primo collaboratore. Sono entrato all'Accademia Albertina di Torino e il mio dipinto d'esordio è stato esposto nel 1851 alla Promotrice delle Belle Arti di Torino. I miei primi lavori furono molto impegnativi: avevo appena vent'anni quando lo zio Amedeo mi volle con sé per affrescare il Santuario della Madonnina e poi in quello stesso anno ho ricevuto l'incarico di eseguire, per conto della Confraternita della Santissima Trinità, quattro grandi figure di Dottori della Chiesa nel presbiterio e altre figure e decori sulla volta della navata.
Nello stesso periodo la Regina Maria Teresa d'Asburgo-Lorena, moglie di Carlo Alberto, acquistò il mio dipinto "Cristo e la Samaritana" per gli appartamenti Reali del Castello de La Mandria.
Nella chiesa parrocchiale di Verolengo potete osservare la pala d'altare dedicata alle sante Libera, Lucia, Apollonia e Agata che ho ritratto nel 1853. Per lo stesso altare la zia Margherita, sorella di Amedeo, mi commissionò un dipinto raffigurante Santa Margherita da Cortona, che fu collocato nella parte alta dell'altare.
A questo punto della mia vita prendo una decisione importante: lascio l'Italia e nel 1854 arrivo a New York all'età di 25 anni dove in poco tempo vengo apprezzato ed acquisisco fama e ricchezza. Vinco un concorso per la realizzazione del sipario della Grand Opera House di New York, che all'epoca si chiamava Pike's Opera House, e per la decorazione della cupola sulla quale ho realizzato un girotondo di figure.
Dopo 10 anni a New York il mio carattere inquieto e avventuroso mi porta in Argentina. È quindi nelle Americhe che si svolge gran parte della mia vita e della mia produzione artistica. Sono diventati celebri alcuni dipinti: "Combattimenti tra Indios" e "Indios a caccia di belve" del Museo Histórico National di Buenos Aires, e anche "Ejecuciòn de Camila O'Gorman" che rappresenta un fatto di cronaca che ha avuto all'epoca una grande risonanza nell'opinione pubblica mondiale e che io ho riprodotto sulla tela nel 1858, seguendo una mia personale ispirazione, senza aver avuto alcun incarico.
Dall'Argentina mi trasferisco di nuovo a New York, ma dopo qualche tempo sono ritornato definitivamente a Torino dove ho continuato a lavorare nel mio studio di via Vanchiglia, fino agli ultimi giorni.
A Verolengo ho dipinto il tendone di proscenio per il locale Teatro Italia, raffigurando una scena mitologica nella quale risalta Venere circondata da putti e ninfe tripudianti, tra laghetti azzurri e rive fiorite. Purtroppo, sia il teatro che il telone non sono più esistenti.
Attualmente conservati nel gabinetto del sindaco di Verolengo, sono invece i due dipinti ad olio che vedete in mostra: il ritratto di Re Vittorio Emanuele II e quello di re Umberto I. Quest'ultimo, l'avevo donato alla Società Operaia del paese. Nel 1880 ho dipinto ancora gli affreschi con scene della vita di Gesù nella chiesa di Santa Maria Assunta a Feletto.